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La Brexit vista dall’isola dei famosi ovvero Cameron come Hugh Grant

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Dalla vittoria di Virginia Raggi a Roma a quella del Leave in Gran Bretagna proliferano le accuse al popolo di essere bue, analfabeta funzionale e tanto altro.

In principio fu il direttore di Repubblica, Mario Calabresi , che per spiegare perché non bisognasse votare la Raggi a Roma, citava la raffinatissima analogia proposta da un suo amico, secondo cui la società è come un aereo: ci sono i passeggeri e ci sono i piloti che per quanto male facciano hanno il brevetto e pertanto devono rimanere saldamente alla guida dell’aereo. (Comunali 2016, un test per il Pd di Renzi)

A parte le evidenti tratti autoritari di una società così concepita, Mario Calabresi ha rimosso che 4 dei terroristi dell’11 Settembre 2001 avevano il brevetto e che se uno degli aerei non raggiunse l’obiettivo è grazie alla rivolta dei passeggeri. In fondo il PD romano è paragonabile a quei terroristi per come hanno brillantemente gestito l’affaire Marino.

Alcuni aspetti di questa società a foggia di aereo e divisa in ceti rimangono oscuri: chi rilascia i brevetti? I cittadini sono divisi per classe: economica, business e prima? Ci sono cittadini che volano con i propri aerei privati, magari i proprietari della linea aerea?

Attendiamo ansiosi che Calabresi incontra il suo amico gerarca per illuminarci.

Ma se Calabresi si era limitato ad una sciocca analogia, con la vittoria del Leave, si è persa ogni inibizione nell’accusare il Popolo di ogni nefandezza.

Roberto Saviano ricorda il popolo acclamante Mussolini e Hitler nel 1938.

Saviano rimuove il fatto che il Fascismo era un fenomeno di nicchia e forse tale sarebbe rimasto, se nel 1922 maîtres à penser del calibro del suo concittadino Benedetto Croce e tanti altri di cui è meglio tacere gli votarono la fiducia. Rimuove che nel 1931 tutti docenti universitari  (salvo dodici su 1250 di cui vi consiglio di leggere la commovente storia scritta da Giorgio Boatti, Preferirei di no) giurarono fedeltà al Regime. Verrebbe da dire che il Popolo bue imitò le élite, confermando il trickle down effect sulla diffusione delle mode. Ma le cose, grazie al cielo, sono un po’ più complicate di come le vorrebbe Saviano.

Luca Sofri alza il livello della riflessione. Ammette che le categorie finora utilizzate dagli “esperti”, di cui comunque non si può fare a meno, sono inadeguate a spiegare il successo di fenomeni “anomali”, oggettivamente molto diversi fra loro, ma che hanno in comune il fatto di stargli antipatici.

Confessa i propri limiti ma non gli passa per la testa che forse queste nuove categorie esistono ma che lui ed altri “esperti” non sono capaci di riconoscerle perché sono eccentriche e incommensurabili rispetto alle proprie ormai obsolete e ai loro paradigmi di riferimento. Basterebbe qualche nozione di epistemologia per rendersene conto.

Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo, invece non le manda a dire e, su twitter, scrive:

“Elettori disinformati producono disastri epocali. Per votare servirebbe l’esame di cittadinanza”

Non contento, ci tiene a dire di essere stato frainteso e cita a sostegno delle sue considerazioni Tullio De Mauro e l’analfabetismo funzionale.

A suo avviso l’analfabetismo funzionale ha tracimato perché gli individui, “orfani delle tradizionali agenzie di mediazione – i partiti, i sindacati, la Chiesa – sono sempre più prigionieri di un presente in cui, senza una visione del futuro, finiscono per prevalere gli elementi di diffidenza e di chiusura.”

Intendere la  Chiesa, soprattutto quella cattolica, un baluardo contro l’ignoranza mi sembra quanto meno fantasioso, se guardiamo ad una prospettiva storica e non ci limitiamo al volontariato di questi ultimi anni.

E’ evidente però che Giorgio Gori è un esperto di analfabetismo funzionale, nel 1992 affermava che la tv volgare “è lo specchio degli italiani” e “noi vendiamo telespettatori alle aziende” e coerente con questo negli successivi ha prodotto programmi come “L’Isola dei Famosi”.

 

Le élite prima di ammettere la propria incapacità di leggere il presente, dovrebbero ammettere le proprie responsabilità. Invece sembra che vivano in un’isola o su un jet privato da cui guardano con severità il resto del mondo.

Mi ha stupito constatare che  in questi ed altri articoli  nessuno attacchi due esponenti delle élite come David Cameron e Boris Johnson che hanno usato in modo maldestro, come due bambini capricciosi, il referendum per contendersi la leadership del partito.

A proposito di analfabeti funzionali, come definire altrimenti David Cameron?

E’ vero che  si è espresso a favore del Remain, ma prima ha promesso il referendum per vincere le elezioni e poi come minaccia per ottenere ulteriori concessioni da parte della Commissione Europea. In questo modo ha lasciato intendere che per la Gran Bretagna tutto fosse negoziabile ad libitum, pertanto qualunque accordo poteva essere migliorato. E si stupisce che il suo elettorato non sia rimasto soddisfatto?

E’ stato Davide Cameron che gli ha lasciato intendere che la Brexit fosse un gioco che avrebbe saputo gestire.

L’unica cosa che Cameron può dire di se stesso è ciò che si dice Hugh Grant nella sacrestia qualche minuto prima della cerimonia del suo matrimonio.

Quattro matrimoni e un funerale

Mi sembra inutile infierire su Boris Johnson. Che dire di loro se non che sono due pagliacci?

Se il compito delle élite, se proprio dobbiamo assegnargliene uno, è elaborare e mediare fra le alternative, nel caso della Brexit queste élite hanno dimostrato di essere farcite di analfabeti funzionali né più né meno del resto del popolo.

Le loro reazioni scomposte e il fatto che nessuno abbia pensato, nel frattempo, a cosa fare operativamente in caso di vittoria del Leave sono la conferma della loro inettitudine.

Prima di temere l’analfabeta funzionale in sé bisognerebbe temere l’analfabeta funzionale che c’è in ognuno di noi.


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