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“Gratis”: la parola più pericolosa del lessico politico

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Nulla dovrebbe far tremare di più le vene e i polsi del cittadino/elettore quanto la parola “gratis” pronunciata da un politico. Essa riassume in sé l’origine di ogni male di lungo corso che affligge la nostra disgraziata penisola: occultamento sistematico dei costi reali, esose promesse ed elargizioni a debito pagate da qualcun altro – normalmente le generazioni future, cioè molti di noi, visto che il futuro è ormai arrivato.

Il peso abnorme del fisco e il debito dello Stato dalle ben note dimensioni sono il risultato necessario del gioco di prestigio politico che prospera sull’illusione che alla grande greppia pubblica esistano “free lunch” per ogni desco, al punto che “pubblico” e “gratuito” sono spesso usati come sinonimi, nel linguaggio comune. Come l’acqua pubblica dei referendari, la cui infausta “remunerazione del capitale” (in realtà, il costo degli investimenti) doveva essere azzerata, perché il capitale forse cresce sugli alberi, forse pagherà qualcun altro, forse  le tasse si possono alzare ancora un po’ – che importa delle conseguenze? -,  forse chissà. Così i trasporti: diciamo che saranno gratis, come l’aria. Chi potrà essere contro?

A parte fondate perplessità di altra natura, nascondiamone i veri costi, sottacciamo che ogni famiglia milanese di 4 componenti paga circa 2000 euro di tasse oltre al prezzo del biglietto per il servizio TPL, che ATM viene sussidiata con oltre 500 milioni di euro l’anno – sussidi che si è sempre cercato di tenere ben celati al pubblico -, che il suo costo del lavoro medio si aggira attorno ai 50.000 euro vs i 35.000 del settore privato, che il prezzo del biglietto in Italia è tra i più bassi d’Europa e copre una quota relativamente piccola dei costi di gestione, che, soprattutto, quegli stessi costi di gestione – anche al Nord, anche a Milano – tendono a essere del tutto fuori scala rispetto ai benchmark europei di migliore qualità: dai fondi pubblici di 2,20 eur/km vs una media europea di 1,40 eur e di 0,80 eur per la Gran Bretagna, al costo vettura/km – forse la metrica più importante per valutare l’efficienza nell’erogazione del servizio –  di ben 3,49 eur vs i 2,70 eur della media europea e l’1,80 eur della solita, inarrivabile Gran Bretagna.

Una politica seria discuterebbe di come migliorare l’efficienza dei servizi pubblici, a oggi probabilmente il problema numero uno non solo delle città, ma del paese tutto quanto. Una politica seria: la vera risorsa scarsa nel paese che crede ai pasti gratis.


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